Napoli, discarica Palargento: tonnellate di spazzatura nascoste tra le macerie

Sotto quel che resta degli antichi spalti lo spazio è colmo di rifiuti di lavori edili

Discarica Palargento: sepolto dalla spazzatura

di Paolo Barbuto

Alle macerie del Palargento ci abbiamo fatto l’abitudine, è doloroso guardarle, ma sono lì da vent’anni e oggi le fitte procurate dal ricordo non sono più così dolorose come un tempo.

Di fronte alla definitiva umiliazione inferta al palasport di Fuorigrotta dai pirati della spazzatura, però, non riusciamo a contenere indignazione e rabbia. Siamo tornati lì, come ci capita spesso, un po’ per raccontare, un po’ per ricordare, e abbiamo avuto la definitiva conferma che oggi il rudere dell’impianto sportivo che ha fatto sognare un paio di generazioni di napoletani è diventato, definitivamente, una discarica.

E questo non è accettabile nella Napoli che sogna in grande con i fondi del Pnrr, che immagina nuovi impianti sportivi, che progetta un futuro dedicato tenacemente allo sport. Come può essere giustificata una mega discarica cresciuta fra i ruderi di un palazzo dello sport, nel cuore della città ufficialmente designata «Capitale Europea dello Sport per l'anno 2026»? Domanda retorica, nessuna risposta è prevista.

Però poi, di fronte all’umiliazione del Palargento, torna a mente la motivazione della designazione: Napoli è stata nominata capitale in virtù del «lodevole esempio di promozione dello sport per tutti, come mezzo per migliorare la salute, promuovere l’integrazione sociale, facilitare l’istruzione e promuovere il rispetto». Guardate le foto di questa pagina, andate a dare un’occhiata al video che abbiamo postato sui nostri canali social, rileggete le motivazioni della designazione e tirate voi stessi le somme. 

L’immondizia

La zona che un tempo ospitava il palazzetto è fin troppo facile da espugnare. Per separare il rudere dal parcheggio comunale che sta lì davanti, l’amministrazione locale ha sistemato un po’ di transenne; qualcuno poi è andato a spostarle, per rendere più agevole il percorso dei camion che vanno a scaricare, ma nessuno se n’è accorto: incredibile vero?

E nessuno ha pensato di rimettere a posto quelle transenne, magari di fissarle al suolo, sicché l’accesso è libero a chiunque abbia bisogno di liberarsi di rifiuti, soprattutto quelli voluminosi. Nell’area sottostante gli antichi spalti, l’unica porzione rimasta in piedi del Palargento, fin dai primi giorni dopo l’abbattimento, arrivarono i delinquenti dell’immondizia a scaricare materiale: lì sotto, nella parte oggi nascosta dalla vegetazione che sta ricoprendo le macerie, ci sono alte colline di rifiuti edili. E in mezzo a quella roba troneggia anche materiale pericoloso: eternit, amianto.

Lastre che si disgregano e rilasciano nell’aria particelle infinitesimali che s’insinuano nei polmoni e degenerano rapidamente in tumore. Guardi quella roba, senti le voci degli studenti dell’Iss Vittorio Emanuele che giocano nel cortile a dieci metri di distanza, e la rabbia si trasforma in preoccupazione. Perché non c’è un progetto di bonifica?

L’assalto

Una volta riempite tutte le zone «nascoste» dell’antico palazzetto, i deficienti dell’immondizia hanno iniziato a lasciare le loro schifezze anche al centro fra le due tribune. In quell’ampia area che un tempo ospitava il parquet e, al di sotto, le palestre piccole dive si allenavano i ragazzini. 

Lo spazio è talmente vasto che c’è solo da scegliere dove creare nuove discariche. In fondo, sulla destra, c’è la nuova zona dei pirati dell’edilizia che continuano a sversare tonnellate di resti di interventi edili. Più al centro c’è l’area dei giardinieri senza scrupoli: abbattono gli alberi e lasciano qui i tronchi, potano giardini e abbandonano nel Palargento mucchi di sfalci di rami ed erba, vanno a sradicare le palme malate e corrono a depositarle in questa discarica a costo zero.

Naturalmente c’è anche chi ha preso al volo l’occasione per liberarsi di immondizia comune. Ci sono sacchetti di indifferenziata sparsi qua e là, mucchi di mobili dismessi, c’è anche una inconsueta area, nella zona rialzata rispetto al piano stradale, dove sono stati accumulati tubi di plastica e resti di materiale elettrico.
Poi ci sono, a macchia di leopardo, i segni degli abitanti abusivi, i disperati che continuano a vivere tra queste macerie: materassi, mucchi di abiti, resti di cibo, angoli bruciacchiati dove si allestiscono fuochi per cuocere qualcosa e, soprattutto, zone trasformate in aree wc, un trionfo di schifezze ripugnanti.

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I pericoli

La semplicità con la quale si accede alla struttura apre anche un ampio capitolo destinato alla sicurezza. Com’è possibile che l’accesso in questi luoghi non sia tenacemente blindato? Possibile che gli eventi drammatici che ciclicamente si verificano all’interno di strutture abbandonate non convincano l’amministrazione a progettare metodi per rendere inviolabile questo rudere?

Invece lì dentro entra chi vuole, e va incontro a mille pericoli. La maggior parte delle ringhiere delle scale è stata trafugata dai ladri di ferro, così ad ogni gradino si rischia di precipitare nel vuoto, lungo le gradinate c’è una inesauribile teoria di spuntoni di ferro arrugginito, laddove c’erano i sediolini, che garantisce ferite e tetano in caso di incidente.

Poi ci sono gli infiniti guai strutturali che si trasformano in una continua pioggia di detriti che cadono dall’alto, alcuni anche di grandi dimensioni.

Il futuro 

Chiuso ad aprile del 1998 per un adeguamento antisismico, il Palargento è rimasto in abbandono per circa sette anni. Nel 2005 si decise che sarebbe stato meglio abbatterlo e ricostruirlo. Dopo aver distrutto tutto, tranne le tribune, ci si rese conto che non c’era denaro sufficiente alla ricostruzione e il palasport, inaugurato nel 1963 in occasione dei giochi del Mediterraneo, venne lasciato nello stato in cui è adesso. 

Ciclicamente vengono prospettati progetti di recupero e ricostruzione. Anche l’attuale amministrazione comunale ha più volte spiegato di avere in animo la rivitalizzazione dell’impianto, però puntando su iniziative private. A gennaio, quando il sindaco Manfredi andò al Palabarbuto per applaudire la Gevi, dagli spalti si levò un coro diretto proprio al primo cittadino: «Rivogliamo il Palargento»
Per adesso, però, il Palargento è solo una umiliante discarica.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 26 Aprile 2024, 08:20
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