Napoli, il Palargento da rudere
è diventato una discarica
di Paolo Barbuto
La voglia di tornare dentro quel luogo è troppo forte, il cancello del parcheggio è spalancato, il richiamo è inesorabile, in un attimo ti ritrovi dentro al Palargento. Solo chi ha vissuto quel luogo può capire il magone che ti assale mentre ti avvicini a quelle pietre crollate; solo chi lì dentro s'è mosso, nelle palestre sottoposte al parquet, può comprendere perché infilarsi fra le macerie e sentirsi inspiegabilmente a casa è tutt'uno.
Solo che la sensazione di casa vanisce dietro la prima colonna del gigante ridotto in macerie. Riesci a penetrare attraverso la vegetazione, ti avvii verso i resti delle palestre e scopri che non ci sono più, seppellite da tonnellate di macerie, rifiuti edili, scarichi di lavori di giardinaggio, sacchetti d'immondizia comune. E in quel momento la rabbia monta a dismisura: non basta aver devastato il tempio antico della pallacanestro napoletana abbattendolo per metà e lasciandolo, nudo, esposto alla vergogna della città; c'è pure chi viene a violentarlo trasformandolo in una discarica, a costo zero, di qualunque schifezza.
PORTE APERTE
A dire la verità è fin troppo facile venire a svuotare i camion di rifiuti nella pancia del gigante massacrato: al cancello d'ingresso, che condurrebbe a un'assurda area di parcheggio comunale dove lasciare l'auto significa rischiare d'essere colpito da un plausibile crollo, c'è un lucchetto finto: la catena non abbraccia le due porzioni del cancello, sicché quei ferri sono praticamente aperti.
Pure la grate che dovrebbe vietare l'accesso al rudere è inesorabilmente spalancata. Accesso libero, tant'è vero che ieri mattina, al centro delle gradinate del Palargento dove un tempo c'era il parquet, erano parcheggiati due camion con lo stemma del Palapartenope inciso sulle fiancate.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 31 Maggio 2019, 14:57
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