Figlia disabile per errori in ospedale: genitori risarciti con 430mila euro. E il medico viene assolto

Figlia disabile per errori in ospedale: genitori risarciti con 430mila euro. E il medico viene assolto

PERUGIA - Una serie di errori tra ricoveri e sala operatoria, una bimba che nasce con «gravissimi postumi» del parto, quantificati con il 40 per cento di invalidità per le lesioni cerebrali subite. Una famiglia che chiede un milione di euro di danni e ne ottiene, dopo una transazione stragiudiziale, 430mila. E la procura della Corte dei conti che quei soldi sborsati dall'Azienda ospedaliera di Perugia li rivuole indietro dal medico accusato di quegli errori e di quelle lesioni. Ma se la famiglia della piccola, oggi, diciannovenne, una vita tra 104 e insegnanti di sostegno, è stata comunque risarcita, i giudici contabili hanno stabilito che il medico, Arturo Fabra, vada assolto.

Finisce così (almeno il primo grado) della storia iniziata nel 2005, quando una 29enne fa seguire la sua gravidanza al medico, all'epoca dirigente dell'area chirurgica di Ostetricia e ginecologia dell'ospedale di Gubbio-Gualdo Tadino. Secondo le accuse della procura, il danno da risarcire alle casse pubbliche era dovuto «dalla non corretta gestione della gravidanza» da parte dell'uomo, ginecologo curante della futura mamma. La procura ha parlato di «condotta professionale gravemente colposa», tra errori sulla biometria e quindi sul calcolo del «rallentamento della crescita fetale», ma anche sull'omesso rilevamento di «numerose calcificazioni della placenta», con i genitori della neonata che hanno sottolineato quella serie di errori e omissioni che hanno «gravemente compromesso lo sviluppo neuro-psico-fisico e motorio della bambina».
Tutti rilievi che però, secondo la Corte presieduta da Piero Carlo Floreani non vanno imputati dal punto di vista contabile - e quindi del danno erariale da rifondere - al dottor Fabra.

Che anzi – rispetto alle contestazioni - «controllò la paziente anche in ambito ospedaliero», con parte dei rilievi che «parrebbero riferibili ai medici di turno in ospedale» durante i due ricoveri della gestante. In 34 pagine di sentenza, la Corte dei conti in punta di diritto richiama le diverse relazioni dei consulenti chiamati a valutare eventuali responsabilità, “spacchetta” le accuse nei confronti di chi si occupò della 29enne in ospedale, tra visite ritardate e due ore d'attesa per un parto cesareo d'urgenza e ritiene alla fine di «propendere per una riconducibilità della patologia fetale ad eventi eminentemente ante partum ma con una eziologia rimasta ignota». Da qui il rigetto della richiesta di condanna del ginecologo, con tanto di liquidazione in suo favore di tremila euro per spese e oneri di difesa.


Ultimo aggiornamento: Sabato 4 Maggio 2024, 08:40
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