Ilaria Salis, anche Zerocalcare in aula: «Neonazisti presidiavano il tribunale, ci hanno filmato e minacciato»

Zerocalcare sta raccontando la storia di Ilaria su Internazionale, con varie vignette dedicate al tema

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di Redazione web

Anche oggi, come nell'udienza di fine gennaio scorso, Ilaria Salis è apparsa in tribunale all'udienza del processo in catene. Le polemiche delle ultime settimane dunque non sono servite a migliorare la sua situazione, e fuori dal tribunale di Budapest le cose non sono andate meglio: amici, familiari e legali di Ilaria si sono visti anche insultare e minacciare da un gruppo di militanti di estrema destra ungheresi.

A raccontarlo, oltre all'avvocato della famiglia Salis Eugenio Losco, anche Michele Rech, meglio conosciuto come Zerocalcare, il fumettista romano che era stato citato dalla stessa Salis in una lettera dal carcere qualche giorno fa. Zerocalcare era infatti presente a Budapest e al Corriere della Sera ha spiegato quello che è successo: «L'ingresso del tribunale era presidiato dai neonazisti che filmavano e fotografavano tutti quelli che arrivavano, con telefonini e telecamere. All'inizio pensavo fossero guardie, poi ho visto i vari simboli nazisti».

 

Le minacce fuori dal tribunale

Zerocalcare sta raccontando la storia di Ilaria su Internazionale, con varie vignette dedicate al tema. «Stai zitto o ti spacco la testa», sarebbero le minacce pronunciate dagli estremisti di destra al gruppo composto da legali e amici di Ilaria. «Ci aspettavano e ci hanno insultato e minacciato in ungherese» ha detto l'avvocato Eugenio Losco. «Ci hanno fatto delle riprese con i telefonini, ci hanno ripreso e il nostro traduttore ci ha detto che ci stavano minacciando», ha proseguito Losco.

La lettera

«I mesi sono lunghi e accade che la bolla si trasformi in un buco nero che ti risucchia.

Prendendo in prestito una metafora che leggerò parecchi mesi dopo in un bellissimo fumetto dedicato alle mie vicende - diceva Ilaria Salis nella sua lettera, citando proprio Zerocalcare - sono caduta in un pozzo profondissimo. Le pareti sono scivolose ed ogni volta che faticosamente cerco di compiere un breve passo per risalire appena un pochino, finisco sempre col precipitare più in profondità. A volte mi chiedo se questo pozzo abbia un fondo e se da qualche parte ci sia davvero un'uscita. Immagino di essere un piccolo geco, che nell'oscurità silente riesce a scalare le pareti. Già, devo scalare le pareti, ma qui purtroppo non ci sono i miei compagni di arrampicata e i legami di fiducia ben stretti sulla corda della sicura».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 28 Marzo 2024, 16:56
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