Crescere i figli oppure lavorare, la scelta obbligata delle donne: una neomamma su 5 si dimette

Le donne sono costrette a scegliere tra impiego e famiglia e così, mentre cala il numero delle nascite, sale l'età media delle donne al primo parto

Crescere i figli oppure lavorare, la scelta obbligata delle donne: una neomamma su 5 si dimette Il report sulla maternità

di Lorena Loiacono

La nascita di un figlio rappresenta, in Italia, una delle maggiori cause di perdita del lavoro. Le donne sono costrette a scegliere tra impiego e famiglia e così, mentre cala il numero delle nascite, sale l'età media delle donne al primo parto: 32,5 anni. Sono le mamme più anziane in Europa.

È quanto emerge dal report di Save the Children "Le Equilibriste - La maternità in Italia 2024", presentato a ridosso della Festa della Mamma e degli Stati Generali della Natalità, che si apre oggi a Roma. La situazione delle "equilibriste" in Italia è più che mai instabile: una lavoratrice su 5 esce dal mercato del lavoro dopo essere diventata madre e il 72,8% delle convalide delle dimissioni dei neogenitori riguarda proprio le donne. Se si diventa mamma, quindi, si perde il lavoro andando ad aggravare una situazione già complessa visto che in Italia il tasso di occupazione femminile, tra 15 e 64 anni, è del 52,5%: ben al di sotto della media dell'Unione Europea che arriva al 65,8%. Nel 2023 l'Italia ha segnato il minimo storico delle nascite, ferme sotto quota 400mila, con un calo del 3,6% rispetto al 2022.

Nella fascia di età fertile, convenzionalmente definita tra i 15 e i 49 anni, oggi il numero medio di figli per donna è di 1,20: nel 2010 era 1,44. «Oggi la nascita di un bambino rappresenta nel nostro Paese uno dei principali fattori di impoverimento.

Bisogna sanzionare ogni forma di discriminazione legata alla maternità e promuovere l'applicazione piena della legge sulla parità di retribuzione - spiega Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children Italia - occorre assicurare i servizi educativi per la prima infanzia così come le cure pediatriche. Le frequenti riforme e inversioni delle politiche familiari creano confusione, con un impatto potenzialmente negativo sulle donne»

Da Nord a Sud le condizioni cambiano: la classifica elaborata dall'Istat con le regioni più o meno "mother friendly", vede in vetta la Provincia Autonoma di Bolzano, l'Emilia-Romagna e la Toscana mentre la Basilicata è fanalino di coda, preceduta da Campania e Sicilia. Tra le regioni che guadagnano posizioni rispetto all'anno precedente ci sono il Lazio, che passa dalla 13esima all'ottava posizione, e la Lombardia che dall'ottavo posto raggiunge la quarta posizione.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 9 Maggio 2024, 09:57
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