Igort al Comicon di Napoli: «Il fumetto è il vampiro che guida la mia vita»

L'artista sardo sarà il Magister della manifestazione

Igort apre il Comicon 2024: «Il fumetto come un vampiro»

di Diego Del Pozzo

Per un «Comicon» ormai pienamente crossmediale, capace di tenere vivo il proprio originario «cuore» fumettistico pur aprendosi sempre più ai tanti aspetti della cultura pop contemporanea, non poteva esserci magister più adatto di Igort, il grande artista sardo-bolognese, tra i padri riconosciuti del graphic novel in Italia ma, al tempo stesso, abile nel declinare la propria poetica attraverso differenti forme mediali: dal cinema (si pensi al film d’ambientazione napoletana che lui stesso ha tratto dal suo fumetto «5 è il numero perfetto») alla radio, dall’illustrazione alla saggistica, dalla musica all’editoria (a lui si devono la fondazione delle meritorie Coconino Press e Oblomov edizioni, oltre che l’illuminata direzione dell’attuale incarnazione della storica rivista «Linus»). 

Ieri pomeriggio, Igor Tuveri (il suo vero nome) ha battezzato con un giorno d’anticipo il «Comicon» che si apre oggi alla Mostra d’Oltremare (fino a domenica, biglietti esauriti in prevendita), ospite della scuola di Design della comunicazione dell’Accademia di Belle arti di Napoli per un affollato incontro con gli studenti e col pubblico. Da oggi, invece, assolverà al ruolo di magister (l’autore scelto ogni anno per caratterizzare con la sua personalità artistica alcune aree del programma comiconiano) inaugurando le due esposizioni che il festival gli dedica nei padiglioni della Mostra (la personale «Paesaggi della memoria. Storia e finzione nei fumetti di Igort» e la collettiva «Igort presenta: 5 rotte possibili», con opere di autori contemporanei da lui selezionati) e poi lasciandosi coinvolgere in incontri con gli appassionati e in due tavole rotonde: la prima, alle 12 in sala Andrea Pazienza assieme a Milo Manara, per ricordare l’arte di un altro gigante come il papà di Corto Maltese («Hugo Pratt e l’eredità dell’avventura»); la seconda, domani alle 15 in sala Dino De Matteo, per approfondire i temi della mostra sulle cinque rotte possibili del fumetto contemporaneo in compagnia degli artisti esposti (James Harvey, Elene Usdin, Cammamoro e Wamu). «Comicon», inoltre, gli dedica un bel volume della collana saggistica Gli Audaci, intitolato Igort: paesaggi della memoria (112 pagine, 15 euro).  

Maestro riconosciuto sia del graphic novel che del graphic journalism, primo occidentale a pubblicare un manga in Giappone, autore originale capace di declinare in modo sempre nuovo i prediletti temi del viaggio e della memoria, Igort continua a muoversi con disinvoltura tra linguaggi differenti, al tempo stesso con spregiudicatezza e piena consapevolezza tipiche dello sperimentatore capace di decodificare l’odierno panorama mediale sempre più convergente. Ma l’importante, racconta lui, «è sempre trovare prima la storia giusta, per poi saperla mettere sul foglio. Il fumetto, infatti, non è pura illustrazione ma innanzitutto narrazione. Si tratta di un lavoro che confina con la libertà assoluta, perché sei da solo davanti al foglio bianco mentre crei. Il fumetto è il vampiro che guida la mia vita. Il cinema, invece, ha bisogno di tanti soldi per prendere vita». 

Proprio al cinema, Igort è approdato nel 2019 con la sua trasposizione di «5 è il numero perfetto», ambientato a Napoli sia su carta che su grande schermo: «Io amo questa città», spiega, «perché è narrativamente potente e anche per questo unica al mondo.

Quando decisi di raccontarla in un fumetto nella seconda metà degli anni Novanta, però, ebbi difficolta con gli editori, poiché all’epoca non esisteva nulla di simile. A spaventare furono la lunghezza della storia, ben 176 pagine, e la scelta della bicromia bianco-nero e blu. Ma per me erano entrambi elementi fondamentali, perché io volevo una narrazione di ampio respiro che puntasse sulle atmosfere. La realtà è barocca, diceva Orson Welles. E a me il realismo puro non interessa. A me interessa narrare gli interstizi, ciò che è in ombra». 

Quando ripensa alla sua carriera, il magister Igort indica inevitabilmente quale può essere una possibile strada da seguire per chi voglia ripercorrerne le orme: «Servono tanta sfrontatezza e faccia tosta, ma se si vuole puntare in alto bisogna anche essere metodici. La disciplina, in particolare, l’ho imparata quando ho lavorato in Giappone, perché loro sono durissimi. Nelle case editrici nipponiche si ragiona come negli Studios di Hollywood: se non reggi i loro ritmi ti cacciano dopo una settimana».

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Il suo approccio crossmediale lo accompagnerà anche nei progetti futuri: «Nel fumetto sto lavorando a una storia della Cina, come musicista a un nuovo singolo, mentre sto già pianificando il nuovo ciclo delle mie lezioni di fumetto online. L’importante è restare sempre calato nel presente». 


Ultimo aggiornamento: Giovedì 25 Aprile 2024, 09:00
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