Allarme Sanità al Sud, ogni anno 300mila pazienti si curano al Nord perché costretti. I dati e il confronto con l'Europa

Il rapporto SVIMEZ 2024 sui divari tra Nord e Sud ha dichiarato che ogni anno 300mila persone del Meridione si postano su per curarsi

Allarme Sanità al Sud, ogni anno 300mila pazienti si curano al Nord perché costretti. I dati e il confronto con l'Europa

di Redazione web

Quali sono le condizioni di salute del Servizio sanitario nazionale? Quello che è emerso dal rapporto Svimez 2024 i pazienti del Nord e del Sud non sono tutti uguali. Circa 300mila persone affette da malattie, sono costretti a spostarsi nel Settentrione per curarsi. Crescono così sempre di più i divari tra una parte e l'altra della Penisola. Da sottolineare che l'associazione privata senza fini di lucro, che include nel suo statuto lo scopo di promuovere lo studio delle condizioni economiche del Mezzogiorno d'Italia.

La «fuga» dal Sud per ricevere assistenza in strutture sanitarie del Centro e del Nord, soprattutto per le patologie più gravi. Nel 2022, dei 629 mila migranti sanitari (volume di ricoveri), il 44% era residente in una regione del Mezzogiorno. Per le patologie oncologiche, 12.401 pazienti meridionali, pari al 22% del totale dei pazienti, si sono spostati per ricevere cure in un SSR del Centro o del Nord nel 2022. Solo 811 pazienti del Centro-Nord (lo 0,1% del totale) hanno fatto il viaggio inverso.

È la Calabria a registrare l’incidenza più elevata di migrazioni: il 43% dei pazienti si rivolge a strutture sanitarie di Regioni non confinanti. Seguono Basilicata (25%) e Sicilia (16,5%). Al Sud, i servizi di prevenzione e cura sono dunque più carenti, minore la spesa pubblica sanitaria, più lunghe le distanze da percorrere per ricevere assistenza. 

I dati

Save the Children evidenzia numeri crescenti anche nelle migrazioni sanitarie pediatriche da Sud verso il Centro-Nord, segno di carenze o di sfiducia nel sistema sanitario delle regioni del Mezzogiorno: l’indice di fuga – ovvero il numero di pazienti pediatrici che vanno a farsi curare in una regione diversa da quella di residenza – nel 2020 si attesta  in media all’8,7% a livello nazionale, con differenze territoriali che vanno dal 3,4% del Lazio al 43,4% del Molise, il 30,8% della Basilicata, il 26,8% dell’Umbria e il 23,6% della Calabria.

In particolare, un terzo dei bambini e degli adolescenti si mette in viaggio dal Sud per ricevere cure per disturbi mentali o neurologici, della nutrizione o del metabolismo nei centri specialistici convergendo principalmente a Roma, Genova e Firenze, sedi di Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) pediatrici.

Il confronto con l'Europa

Dall'analisi di Svimez si evidenzia anche che in generale il Servizio sanitario nazionale (SSN) è in affanno e i divari territoriali stanno gradualmente aumentando. Le risorse pro capite investite nel SSN sono diminuite del 2% tra il 2010 e il 2019, mentre nello stesso periodo la Spagna ha registrato un +9%, il Regno Unito +27%, la Francia +32% e la Germania +38%. L'inversione di tendenza è arrivata solo a causa della pandemia da Covid-19. Nel 2020 la percentuale di PIL investita nella sanità è aumentata in tutti i Paesi UE, ma in Italia e Grecia solo di 0,9 e 0,8 punti percentuali, mentre in Spagna e Regno Unito gli aumenti sono stati superiori a 1,4 punti percentuali. Uno dei nodi centrali di questo problema è la ripartizione del Fondo sanitario nazionale tra le varie Regioni.

I criteri di ripartizione

Fino al 2023 il 60% veniva distribuito in proporzione alla popolazione residente in ogni Regione e il 40% veniva assegnato alle Regioni in base all'età della popolazione, con cifre che potevano variare a seconda anche del numero di neonati e anziani considerati bisognosi di cure. Nel 2023 sono stati modificati i criteri di ripartizione dei fondi per la sanità. Oltre all'età e alla dimensione della popolazione sono stati inclusi nel calcolo anche fattori socio-economici, come bassa scolarizzazione e tasso di disoccupazione. Solo l'11,5% del finanziamento è stato tuttavia ridistribuito sulla base di questi criteri.

Questa modifica ha portato la Campania a ricevere 87 milioni di euro in più e la Lombardia a ricevere 70 milioni in meno. Proprio per garantire un accesso più equo ai servizi sanitari, l'Unione europea investe molte risorse che provengono dai fondi di coesione. 


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 24 Aprile 2024, 15:08
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