Le processioni sorrentine sono caratterizzate da un analogo schema di svolgimento. Esse sono aperte dalla Banda Musicale, la quale suona le tradizionali marce funebri. Sopraggiungono, poi, il troccolante e i quattro incappucciati di “apertura”. A seguire è tutto un alternarsi di piccole croci, portate a spalla dai partecipanti più piccoli, e fiaccole o lampioni. In questa prima parte del corteo sfilano i simboli dei sodalizi: labaro, vela, pannetto. La seconda parte dei cortei è caratterizzata dalla sfilata dei martìri o misteri, ossia i simboli delle sofferenze inflitte a Cristo nel suo cammino verso il Golgota: calice e ostia a simboleggiare l’istituzione dell’Eucarestia, il gallo che rappresenta il rinnegamento di Pietro, la corona di spine, le fruste, i chiodi, il martello e tutti gli altri simboli del racconto evangelico della passione di Cristo fino a giungere alla nuda croce dalla quale il Signore fu deposto. Le processioni si concludono con il coro del Miserere, le statue, i confratelli ed il Governo delle Arciconfraternite. In particolare, il coro del Miserere, a tre voci maschili pari, è, probabilmente, il particolare più struggente ed emotivamente coinvolgente della processione: i circa duecento cantori, con potenza e intonando una melodia lacerante, pregano usando le parole del Salmo 50 di Davide attraverso il quale si accusa il proprio peccato, chiedendo pietà a Dio e l’invito a sostenere la conversione autentica del cuore. L’uscita della processione nasconde agli occhi dei fedeli tutta la fase di preparazione interna alla chiesa. I partecipanti alla processione accedono in chiesa molto tempo prima dell’inizio del corteo. Dopo di che, all’ordine impartito dal Priore di abbassare gli “scapolari”, a volto coperto e con un’emozione che solo chi partecipa può forse comprendere, iniziano ad essere assegnati i posti a ciascun partecipante. Qui entra in gioco il caso: i confratelli distribuiranno gli arredi sacri senza conoscere l’identità dei partecipanti. E’ questo un modo per poter dare ancora maggiore risalto al concetto che il vero protagonista della rappresentazione è il messaggio e non il messaggero. Conclusa la distribuzione degli oggetti, la processione è pronta per partire. Il Padre spirituale introduce in preghiera il cammino penitenziale, le luci della chiesa si spengono, la commozione è altissima, il cuore batte forte: si spalancano le porte del tempio, la banda suona la marcia d’inizio, il Miserere intona le prime strofe, il fumo dell’incenso inonda l’aria. Inizia così il cammino penitenziale. Nel cammino, partecipanti e spettatori avranno l’occasione di sperimentare il silenzio e la solitudine: occasione irripetibile per poter meditare, pregando, sui bilanci della propria vita, sulla reale intenzione di vivere la Pasqua come rinati o continuare a vivere i pesi che appesantiscono il nostro passo. In sintesi, il vero protagonista dei sacri cortei è il Vangelo di Cristo, il Suo messaggio di salvezza e di amore. Per quanto si possa essere attratti dall’aspetto meramente estetico di questi riti non si può fare a meno di invitare tutti a compenetrarsi in quello che è il loro reale significato. Solo così si renderà palese il motivo per cui Sorrento, la sua storia, la sua tradizione continua a tramandarsi da secoli.