Posillipo è davvero «la collina che placa il dolore»? L'etimologia della parola che dà il titolo al libro trova una conferma nelle foto straordinarie di Sergio Siano: volti, marmi e panorami raccolti tra le pagine che luccicano come il mare popolato da canoe, ringhiere e bagnanti. Ma poi questa consolante certezza vacilla scoprendo il mito e le storie narrate con il suo stile inconfondibile, caro ai lettori de «Il Mattino», da Vittorio Del Tufo che porta a galla omicidi-suicidi e altre tragedie, tradimenti, bizzarrie, atrocità in dimore lussuose, maledette, infestate da fantasmi, o leggende (la più struggente, ripresa da Matilde Serao sui «cuori di pietra» destinati a non amarsi mai), in un racconto suggestivo e colto, ricercato anche nella bibliografia: Posillipo, il mito, le storie di Vittorio Del Tufo e Sergio Siano (Roberto Nicolucci editore, 146 pagine, 22 euro).
E la porta d'ingresso, nel viaggio tra gli abissi dell'animo umano, non può che essere lo Scoglio di Virgilio, antico ninfeo e punta più estrema del promontorio, tra gli isolotti della Gaiola e la baia di Trentaremi addossati al costone roccioso su cui si erge il parco della Rimembranza. Qui l'autore latino scrisse le Georgiche e insegnava le arti magiche ai suoi discepoli. Perché il mito, avverte Del Tufo, non può essere lontano dal reale: sulla collina più dolce della città arriva dal passato. E, a volte, resta nascosto dall'oblio: è il caso della dimenticata Crypta Neapolitana, che accoglie la presunta tomba del poeta (e anche di Giacomo Leopardi), al momento dichiarata inagibile. Altre volte le tracce sono solo immaginate, come quelle dell'approdo di Ulisse nel territorio abitato dai Ciclopi: forse porto Paone, sul fondo del cratere di Nisida. «La grotta di Polifemo probabilmente non era altro che la gigantesca grotta di Seiano», osserva il giornalista-scrittore, spiegando che altre volte ancora memorie e reperti rimangono sott'acqua: sette o otto almeno, i relitti d'epoca romana affondati e mai recuperati. Con chissà quanti e quali tesori! Quindi, il viaggio letterario prosegue nella villa di Publio Vedio Pollione, nota per le feste da mille e una notte, frequentata dallo stesso Virgilio, e da Augusto, che in un ricevimento in suo onore salvò un servo dal più terribile dei supplizi, quando fu gettato nella vasca delle murene, colpevole di aver rotto un prezioso calice. Come castigo, ma per il suo padrone, l'imperatore fece distruggere tutti i vasi e i vetri.
Una vicenda fantastica è ambientata nella villa della Grotta San Giovanni (successivamente villa Carnap), che il custode diceva fosse infestata dai fantasmi pur di allontanare possibili acquirenti.
Potrebbe bastare per suggerire la lettura del volume della collaudata coppia di reporter Del Tufo-Siano, già autori della fortunata pagina domenicale de «Il Mattino», «L'Uovo di Virgilio», che ha ispirato anche questi suggestivi racconti. Ma una parola va aggiunta sulle immagini che mostrano scorci di città mai visti o mai notati, e diventano sequenza in un'appendice finale che sembra spiegare, senza dire, perché lo spirito di Napoli è in transito da qui, tra cielo e mare, incrostato di sangue e sogni.
Presentazione oggi alle 18 al circolo nautico Posillipo. A discuterne, con gli autori, Cecilia Donadio.
Ultimo aggiornamento: Sabato 23 Marzo 2024, 10:05
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